Commissioni mensa: risorsa o fastidio?

MILANO: A FEBBRAIO ISCRIZIONI APERTE PER COMMISSARI MENSA
A Milano quando nel 2009 il Comune, sotto la Giunta Moratti, stabilì che i commissari mensa non potevano essere più di tre per scuola ci fu una tale contestazione che l’Amministrazione dovette fare dietrofront. Ridurre il numero dei commissari mensa voleva dire limitare le ispezioni in refettorio: meno controllo, meno trasparenza, meno qualità? Oggi Milano è la città con il maggior numero di commissari mensa in Italia: 2.200 membri tra papà, mamme, nonni e insegnanti. Un numero che cresce nel mese di febbraio grazie ad una finestra per raccogliere nuove iscrizioni alla commissione mensa entro questo mese.
Ci sono scuole dove ogni giorno due genitori vanno in mensa ad assaggiare il pasto che viene offerto ai bambini, verificano la qualità delle materie prime e compilano la scheda ispezione, (anche quella digitale). Si tratta di dati importanti che contribuiscono a monitorare la qualità e a giustificare richieste di cambiamenti nel menu.
 
I genitori possono essere una presenza ingombrante oppure una risorsa, dipende dalla visione che si ha del servizio. A Mantova, per esempio, è l’ATS a coinvolgere i genitori commissari come parte attiva del servizio mensa: sono, infatti, i genitori ed insegnanti commissari mensa che in ogni scuola elaborano il proprio menu.  Sono in grado di farlo grazie alle indicazioni dell’ATS che attraverso un manuale d’uso spiega ai genitori i criteri per comporre una dieta equilibrata. Un modo molto intelligente e sottile per fare educazione alimentare e utilizzare le commissioni mensa come promotori di una dieta sana, ritagliata sul proprio gusto o cultura.

Ci sono anche Comuni come quello di Perugia, che ‘utilizza’ i genitori non solo come organo di controllo del servizio di refezione scolastica, per monitorare il corretto adempimento al servizio da parte del fornitore, ma sono un soggetto attivo che entra nel merito della scelta delle materie prime e si fa promotore di iniziative volte al miglioramento del servizio. Un modello di gestione partecipata che porta Perugia ad avere un servizio che coniuga qualità e accessibilità (costo pasto di 2.50) al primo posto in Italia.

 

Ma cosa fanno le commissioni mensa? Generalmente vanno in mensa e hanno accesso alle cucine, controllano la corrispondenza delle materie prime con il capitolato così come l’igiene e la pulizia dei locali e delle attrezzature, verificano che il personale addetto alla distribuzione sia in numero adeguato, monitorano le quantità e le temperature dei cibi, si accertano della somministrazione delle diete speciali servite per motivi sanitari, culturali o religiosi. Il cuore dell’attività dei commissari mensa è l‘assaggio del pasto, con il quale rilevano il sapore, l’odore e la temperatura e verificano il gradimento da parte dei bambini attraverso la quantità degli scarti. Secondo la Camera di Commercio di Torino i rilievi più frequenti delle commissioni mensa sono: le temperature non conformi in fase di ricevimento le etichette assenti o incomplete, la mancata rispondenza dei menù, l’autocontrollo non applicato correttamente e il mancato rispetto del capitolato di appalto.
La presenza di una commissione mensa, adeguatamente formata e istruita sugli elementi fondanti di una sana alimentazione e sul corretto funzionamento della mensa, può fare la differenza tra una mensa sentita come un servizio e una percepita come onere. La sintonia tra commissioni mensa e istituzioni locali va a braccetto con la trasparenza e la partecipazione. In questo solco Milano, dal primo schiscetta day del febbraio 2010 ad oggi, ha fatto molta strada. Un percorso che ha permesso ai genitori milanesi di cambiare la qualità del menu, togliere i contenitori di plastica del cibo, ripristinare le materie prime del capitolato originario e incidere nel cambiamento del servizio.  I margini di miglioramento sono ancora molto ampli, ma per lo meno la mensa di Milano ha superato quella fase di stallo, molto conflittuale, di quando i genitori commissari mensa, secondo il regolamento comunale, non potevano essere più di  3 per scuola.
La realtà ideale? Potrebbe essere quella che mette insieme la presenza capillare dei genitori commissari mensa di Milano, l’avanguardia dell’ATS di Mantova e il modello partecipativo adottato dall’Amministrazione di Perugia, un’esempio efficace di come i genitori abbiano sviluppato la capacità si incidere sulle trasformazioni sociali, quello che generalmente all’estero chiamano empowerment.