Mense biologiche certificate, per Milano è possibile?

mensa_biologica_certificataSiamo molto dispiaciuti di apprendere che oggi, secondo i dati di Milano Ristorazione, la città di Milano non ha i requisiti minimi per accedere alla certificazione‘, è quanto dichiarano i genitori della Rappresentanza cittadina di Milano in tema di certificazione biologica promossa dal Ministro Martina.

Milano, da sempre fanalino di coda nella proposta di biologico in mensa, rispetto a Roma, Bologna, Firenze, Torino, … oggi punta almeno al bollino d’argento, quello che prevede che siano biologiche il 100% di uova (la mensa di Milano ne offre 3 al mese), yogurt (nel menu invernale non c’é) e succhi di frutta (non sono previsti, neanche nelle Linee guida della ristorazione scolastica), il 70% di frutta, verdura, legumi, prodotti trasformati di origine vegetale, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farine, cereali e derivati e olio extravergine; il 30% dei prodotti lattiero-caseari (esclusi gli yogurt), carne e pesce da acquacoltura.
Ciò che viene dichiarato biologico da Milano Ristorazione nella tabella del menu invernale in mano ai genitori sono i seguenti alimenti:  il farro (proposto 1 volta al mese), i crostini biologici (1 volta al mese), la polenta (1 volta al mese), il pomodoro per il sugo (2 volte al mese), la pasta (4 volte al mese) la pasta integrale (2 volte al mese), la caciotta (1 volta al mese), il pane integrale una volta alla settimana e una settimana al mese il pane bianco, mentre l’olio non è citato tra i prodotti biologici. La frutta avrebbe dovuto essere biologica da inizio anno scolastico, ma i genitori hanno controllato assiduamente cosa viene proposto in mensa e trovato una netta prevalenza di prodotti non biologici nel mese di novembre. La frutta biologica, dicono i genitori, ‘è legata alla reperibilità dei prodotti biologici freschi in assenza dei quali, oggi, è prevista la sostituzione con prodotti freschi a lotta integrata‘.

La motivazione che adduce Milano Ristorazione del fatto che non ha tanto biologico in mensa è quella dei grandi numeri, con 65.000 pasti offerti alle scuole. Tuttavia i genitori mostrano qualche perplessità rispetto al fatto che la mensa di Roma conta un biologico che è, circa, il doppio rispetto a Milano, nonostante gli studenti da sfamare siano 144.000 e con un ‘costo pasto’ uguale. La differenza starà nel diverso modello di mensa adottato dai due Comuni? La capitale è divisa in 9 lotti ciascuno con il suo fornitore (e cucine interne alle scuole), mentre Milano ha un fornitore unico.

Questa volta l’Amministrazione Sala sembra seriamente intenzionata a riprendere il controllo della qualità del cibo offerto in mensa, per riuscire ad attingere ai finanziamenti che offre il Governo attraverso le certificazioni. Sul piatto ci sono 10 milioni di euro all’anno fino al 2020 da distribuire a quei Comuni che rispondono ai requisiti premianti per la medaglia d’oro e quella d’argento. Tra i criteri premianti non si parla solo di una percentuale significativa di prodotti biologici, ma anche la capacità di recuperare i prodotti non utilizzati da ridistribuire ad enti caritatevoli e l‘offerta di prodotti a filiera cortain un raggio massimo di 150 km‘.

Le commissioni mensa accolgono positivamente l’obiettivo dell’Amministrazione di ottenere una certificazione, anche quella minima, e auspicano ‘che il passaggio dalla “teoria” alla “pratica” avvenga in tempi rapidi’. L’azione di controllo dei genitori per monitorare la qualità dei prodotti, non solo quelli biologici, continua in maniera efficiente anche con l’ausilio del modulo digitale che quest’anno viene utilizzato in via sperimentale per registrare l’esito delle ispezioni.
L’interesse del Comune verso il biologico c’è e si registra anche in nuovo approccio promosso nelle fasi di controllo: l’ufficio del Comune con cui s’interfaccia la Rappresentanza cittadina delle commissioni mensa ha comunicato ai genitori una specifica procedura di controllo della frutta affinché sia chiaro, anche all’Amministrazione che finanzia il biologico, se effettivamente le mele, pere, arance, clementine ed uva arrivino bio sulle tavole dei bambini. In caso non lo siano il codice della ‘Non Conformità’ da segnare è B1B.
Un segnale che, questa volta, l’Amministrazione fa sul serio.