Webinar, ‘Farm to fork: tra redistribuzione e multispazialità’

Webinar giovedì 15 aprile ore 17.30

Ecco il link per avere informazioni e per accedere al webinar organizzato dalla Rete Italiana Politiche Locali del Cibo in collaborazione con il gruppo di ricerca CoACT dell’Università di Trento, e l’Università del Molise. Foodinsider parteciperà alla tavola rotonda per trattare il tema mense scolastiche: quali azioni intraprendere per trasformare la ristorazione pubblica in uno strumento di politica sociale, ambientale ed economica.

A quasi un anno dalla pubblicazione, da parte della Commissione Europea, dello European Green Deal comprensivo della strategia “Dal produttore al consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, in inglese “Farm to Fork Strategy”, si moltiplicano le reazioni, di plauso o critiche, di questo piano programmatico atto a guidare le azioni di intervento nell’intero comparto agroalimentare europeo dei prossimi cinque anni. Il documento, di per sé non vincolante ed estremamente generico nella sua formulazione, ha dato avvio a una serie di riflessioni che interessano sia la comunità accademica che i vari portatori di interesse della filiera agroalimentare, in quanto alla parte dichiaratoria seguirà, come indicato nell’allegato alla Strategia, una attività di impulso legislativo su più tematiche, atto a riformare il quadro normativo che governa il settore, nonché un’azione di indirizzo per un forte flusso di investimenti, pubblici e privati. Si comprende pertanto la notevole attenzione sollevata.

La Strategia ‘Dal produttore al Consumatore’ è composta di tre sezioni atte a tracciare rispettivamente le aree di intervento, gli strumenti per la transizione, e la cooperazione internazionale. Gli obiettivi generali riguardanti la parte sostanziale della strategia si rivolgono alle condizioni per una produzione alimentare, e quindi agricola, sostenibile; a garantire la sicurezza alimentare; a stimolare la sostenibilità nel settore alimentare comprensivo delle fasi di trasformazione, distribuzione e somministrazione; a promuovere la sostenibilità delle diete; a ridurre le perdite e gli sprechi alimentari; e infine a contrastare le frodi alimentari.

Benché da più fonti siano state riconosciute le suggestioni positive del documento, non sono mancate le critiche di alcune categorie del settore, che respingono la visione urbano-centrica del documento e ne sottolineano i paradossi. In tutt’altra prospettiva, alcune voci (come la Rete degli accademici per la sovranità alimentare) si sono invece concentrate sul mancato cambiamento di paradigma, che rimane quello della crescita economica pur declinata in termini di economia verde, laddove invece non erano mancate raccomandazioni per l’adozione di nuove lenti concettuali per la reinterpretazione del ruolo del cibo nella società: dal paradigma dei beni comuni, a quello del diritto ad un’alimentazione adeguata e della sovranità alimentare.

A essere denunciata è anche la mancata messa in discussione della concentrazione dei poteri nella filiera, e della vulnerabilità di alcuni soggetti in ciascuna delle categorie citate: agricoltori, pescatori, lavoratori dell’industria della trasformazione e della distribuzione, e consumatori. È stato inoltre criticato l’appiattimento concettuale dei cittadini sulla categoria di consumatori, escludendo pertanto la dimensione democratica che necessariamente deve interessare le politiche agroalimentare e il coinvolgimento dei cittadini in quanto soggetti attivi della società (Rete degli studiosi per la sovranità alimentare). Infine, è stata sollevata la necessità di riconoscere il ruolo dei contesti locali, delle regioni e le città nella produzione di beni pubblici e quindi nella transizione verso un sistema agro-alimentare sostenibile (Comitato Europeo delle Regioni, Opinione del 10 dicembre 2020).

Da queste considerazioni, emerge, anche a fronte delle riflessioni condotte all’interno del nostro gruppo di ricerca, l’importanza di un contesto locale vitale e organizzato che sia recettivo degli stimoli nazionali e sovranazionali ma che sappia modulare gli strumenti sulla base delle caratteristiche del contesto e utilizzarli a favore dei bisogni specifici. Partendo dall’osservazione della strategia Farm to Fork dai diversi punti di vista, vorremmo pertanto stimolare il dibattito a partire da due domande: a quale livello, con quali attori, processi, strumenti parte la costruzione della sostenibilità? Quali sono i contesti che possono facilitare l’elaborazione di posizioni comuni?