Il fast food come ‘educazione alimentare’

Hamburgher, patatine e ketchup. Mense scolastiche Monte San Savino con menù americano L’Assessorato del Comune annuncia, tramite gli organi di stampa, che, in collaborazione con il fornitore del servizi di ristorazione scolastica, verrà servito ai bambini cibo fast food per cinque giorni consecutivi. Iniziativa promossa sotto il cappello di ‘educazione alimentare’. Gli americani quando parlano di educazione alimentare fanno riferimento alla dieta Mediterranea, mentre in provincia di Arezzo il cibo fast food propinato in mensa per cinque giorni consecutivi diventa modello alimentare a cui tendere. Fa niente se le linee guida della ristorazione scolastica indicano una differente qualità di alimenti, una diversa varietà nell’arco della settimana ed un equilibrio del pasto bilanciato secondo i criteri dell’OMS.
La mensa scolastica si sta spostando anche i Italia verso i fast food? sta succedendo quello che è successo negli Stati Uniti dal 1981 anno in cui lo Stato si è tolto dalla gestione diretta delle mense scolastiche che ha lasciato in gestione al mercato?

Da quando il governo americano ha smesso di finanziare il servizio di ristorazione scolastica sono state eliminate le attrezzature per cucinare nelle scuole ed è rimasta la facoltà di scaldare e servire. Chi decide cosa devono mangiare i bambini americani a scuola sono le aziende. Il mercato domina la qualità e la tipologia di alimenti in mensa plasmando il palato dei bambini su quel cibo che oggi è il principale responsabile dei tassi di obesità negli Stati Uniti.

Il fast food all’interno delle mense scolastiche nelle scuole degli Stati Uniti è la consuetudine, ma anche in Italia con il processo di industrializzazione del pasto a scuola è progressivamente aumentata la presenza di cibi processati nei menu serviti ai bambini e si sta perdendo la capacità di elaborare i piatti.
Preoccupante le risposte di alcune aziende di ristorazione che di fronte alla sollecitazione dell’ASL di adattare i menu alle indicazioni delle linee guida della ristorazione scolastica rispondono che non sono obbligatorie e pertanto non sono vincolanti nella definizione del menu scolastico. Come se dicessero: ‘cosa mangia tuo figlio a scuola lo decido io‘. Il mercato che si arroga il diritto di scegliere il cibo a scuola, principalmente quello che gli permette i margini più ampi di guadagno: ecco perché dominano i cibi processati che non richiedono l’impiego di personale di cucina, esattamente come è successo negli Stati Uniti negli anni ’80. Questo si traduce in wurstel e patatine, salumi e carni più di 13 volte su 20 pasti e solo pesce processato.
Questo ovviamente non avviene in tutti i Comuni d’Italia, per fortuna, ma in quelle realtà dove la mensa scolastica non viene più considerata un servizio essenziale fondamentale per la salute dei futuri cittadini da parte di chi governa. Queste Amministrazioni si lasciano guidare dal mercato che spinge verso le cucine centralizzate, poco personale e pasto trasportato.  La conseguenza di questa progressiva lenta dismissione della mensa scolastica che cucina a favore di quella industriale che privilegia il mercato ha prodotto una montagna di scarti in mensa (un terzo del cibo offerto) e una conflittualità sociale che scaturisce da tariffe troppo alte per una qualità bassa di alimenti che i bambini rifiutano.
Ci domandiamo se anche in Italia avverrà quello che negli Stati Uniti è il risultato di una politica alimentare gestita dal mercato che ha portato ad un tasso di obesità fuori controllo. Ce lo chiediamo e soprattutto rivolgiamo questo appello a chi si occupa della salute pubblica nel nostro Paese.