La pandemia, la scuola e il ruolo della mensa

In questi giorni si moltiplicano in tutta Italia manifestazioni contro la chiusura delle scuole, un fatto che ha una inevitabile ricaduta sulla salute psichica e fisica dei bambini, anche per la perdita del pasto a scuola, una garanzia alimentare per molte famiglie indigenti.

LA SCUOLA A SUPPORTO DELLE FAMIGLIE VULNERABILI
Il rapporto 2020 dell’Istat disegna un Paese dove le famiglie in povertà assoluta sono arrivate a 2 milioni. Un dato allarmante a cui si aggiunge il fatto, che  i  progressi raggiunti in dieci anni sul fronte della salute, si sono annullati in un solo anno come conseguenza della pandemia.  Il peso di questo peggioramento ricade soprattutto sulle  ‘famiglie con 3 o più componenti’, sempre secondo l’Istat. Sono, quindi, i nuclei familiari con più figli ad essere le più colpite, soprattutto nel centro e nord d’Italia. Proprio per questo la Siti, la Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, nelle linee guida[ pubblicate nell’estate del 2020, afferma che: ‘In questo periodo di emergenza sanitaria, la ristorazione scolastica rappresenta una delle risposte più efficaci al bisogno di pasti sani, sicuri e bilanciati anche per i bambini delle famiglie più vulnerabili.

PERDITA DI CULTURA ALIMENTARE
Nel panorama italiano, secondo l’Istat, le famiglie più tutelate sono quelle dove il grado di istruzione risulta più elevato, così come quelle composte da persone anziane. Il rapporto tra grado di istruzione e la qualità dell’alimentazione emerge chiaro. Sono sempre più evidenti i segnali dell’impoverimento culturale legato al cibo e all’alimentazione. Mentre ci troviamo bombardati di informazioni nutrizionali, immagini di cibo sexy, stiamo perdendo progressivamente quella ricchezza della dieta Mediterranea che oggi, secondo uno studio del Crea, solo il 10% degli italiani consuma. Il cibo non è più bene primario, ma un prodotto: ha perso il significato sociale e affettivo, il legame con la terra, la biodiversità, la stagionalità, e non ha alcuna sensibilità ambientale.  Quando guardiamo all’alimentazione come ad un’espressione culturale comprendiamo la relazione diretta tra un basso livello d’istruzione dei genitori ed un elevato indice di massa corporea dei figli. I dati dell’indagine nazionale 2019 di OKkio alla SALUTE evidenzia come l’obesità prevalga in famiglie in condizione socioeconomica più svantaggiata, che, secondo i dati Istat, corrispondono alle famiglie con un grado d’istruzione inferiore. Poca cultura produce poca salute. Un tempo chi ingrassava erano le famiglie benestanti dove c’era più ricchezza, oggi invece si ingrassa perché le persone non hanno cultura alimentare e perché, all’apparenza, il junk food costa meno. Ma il prezzo del cibo ‘cheap’, lo paga la collettività e l’ambiente in termini di salute e sostenibilità.

UN PROBLEMA INTERNAZIONALE
La scuola non è solo luogo d’istruzione ma anche garanzia di nutrimento. Come ha denunciato il Global Child Nutrition Fundation, la  rete globale di governi, imprese e organizzazioni della società civile che lavorano per supportare programmi di alimentazione scolastica, ‘gli studenti che dipendono dai pasti scolastici sono lasciati in una situazione vulnerabile‘. ‘Con oltre 1,5 miliardi di studenti colpiti dalla chiusura delle scuole in tutto il mondo, i bambini delle famiglie indigenti non hanno più accesso al pasto completo della mensa scolastica’.

IN FRANCIA SCUOLE APERTE CON IL LOCKDOWN
Tuttavia non tutti i governi scelgono di chiudere le scuole con il lockdown. In Francia, il governo ha preso atto dell’ininfluenza dei dati di contagio nelle scuole e ha decretato il mantenimento delle scuole aperte con il lockdown. Decisione presa dopo aver eseguito test salivare negli istituti scolastici che hanno dimostrato che solo lo 0,5% degli studenti si contagia a scuola, un dato che il Ministro dell’Educazione ha ritenuto poco significativo e ha permesso di preservare le scuole dalla chiusura. Dati che anche noi in Italia potremmo analizzare, e che già abbiamo, per giustificare il mantenimento delle scuole aperte, secondo l’epidemiologa Sara Gandini (professoressa di statistica medica presso l’Università Statale di Milano e direttrice dell’unità ‘Molecular and Pharmaco-Epidemiology’ presso il dipartimento di Oncologia Sperimentale dello IEO di Milano).

A SCUOLA, NUTRIMENTO ED EDUCAZIONE ALIMENTARE
Oggi la chiusura delle scuole fa male ai bambini, soprattutto quelli in condizione di povertà assoluta, perché hanno perso l’accesso all’unico pasto completo della giornata, e a quell’occasione di educazione alimentare che il pasto a scuola dovrebbe rappresentare per ricostruire quella cultura alimentare che stiamo perdendo.