Dal ricorso al Tar dei genitori torinesi ai nuovi scenari: come cambierà la mensa?

pasto da casaA Novembre 2013, più di 700 genitori, tra ricorrenti (585) e sostenitori (140), hanno fatto ricorso al Tar per contestare i rincari delle tariffe della mensa scolastica torinese che e’ arrivata a costare 7,10 a pasto. Il Tar Piemonte ha respinto il ricorso.
È stata quindi percorsa la strada del giudizio ordinario attraverso il deposito di un ricorso al Tribunale di Torino, il cui obiettivo era il riconoscimento giudiziale del diritto soggettivo alla scelta tra il servizio di refezione scolastica e il consumo del pasto da casa all’interno della scuola.  Il ricorso è stato respinto dal Tribunale.

La pronuncia del Tribunale, quindi, è stata impugnata innanzi alla Corte di Appello di Torino.

La Sentenza della Corte d’Appello di Torino 21 giugno 2016, n. 1049 ha affermato il diritto dei genitori di scegliere per i propri figli tra la refezione scolastica ed il pasto da casa da consumarsi a scuola e nell’orario destinato alla refezione. Questa sentenza ha aperto un aspro dibattito tra genitori, Amministratori Comunali e Dirigenti scolastici.

Così spiega l’avvocato Cinzia Olivieri, che cura lo sportello ‘genitori e studenti e scuola’ sulla Rivista Educazione e Scuola: ‘La refezione scolastica rientra nella categoria dei “servizi pubblici locali a domanda individuale” come tale è un servizio a richiesta che l’ente locale non ha obbligo di organizzare, ma se lo fa, è obbligato a stabilire la quota di copertura tariffaria a carico dell’utenza. Appare coerente dedurre che ove le famiglie all’atto dell’iscrizione optino per una modalità oraria per la quale è prevista la mensa (tempo pieno o prolungato), possano scegliere liberamente se servirsi della refezione (peraltro a pagamento) oppure fornire direttamente il pasto al proprio figlio.

Il 15 luglio l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) Piemonte con Nota Reg. prot.n. 7480/2016 ha precisato che la sentenza della Corte di Appello vale solo per i 58 appellanti.

In data 18 luglio si è tenuta un incontro tra l’avvocato Vecchione, il legale che ha seguito le famiglie nella causa per il riconoscimento del diritto del pasto da casa, e i genitori per discutere i passi da intraprendere per estendere il diritto sancito dalla sentenza di giugno a tutti coloro che lo desiderano. Nel corso della riunione il legale ha proposto di procedere con il Ricorso ex art. 700 c.p.c., che l’avvocato spiega essere un ‘ricorso d’urgenza al tribunale al fine di ottenere – in tempi brevi, auspicabilmente prima dell’inizio dell’a.s. – un provvedimento cautelare che riconosca a ciascun ricorrente il diritto rivendicato e che condanni scuola e MIUR ad adeguarsi al principio contenuto nella sentenza della Corte di Appello. Si tratta di un ricorso che può essere proposto dal singolo nucleo familiare contro MIUR e scuola o eventualmente, da più famiglie assieme, ancorché facciano parte della stessa scuola ed agiscano contro questa. Lo scopo è quello di arrivare a settembre con decine di provvedimenti del Tribunale che ordinino alla scuola di consentire ai bambini l’esercizio di un diritto, al pari dei 58 appellanti.’

Così è stato. Sono stati presentati 46 ricorsi d’urgenza, due dei quali hanno già ottenuto l’ordinanza (ordinanza-ciccarelli) che dà ragione ai genitori, mentre gli altri sono stati discussi lo scorso 8 settembre. Il prossimo match, se ci sarà, è il ricorso in Cassazione che il Miur dovrebbe depositare entro il 3 novembre per cercare di annullare l’esito della sentenza. Ma per ora non si ha notizia di alcuna mossa da parte del Ministero.

I Presidi assistono, preoccupati, ad una dialettica che li vede coinvolti in prima persona a gestire aspetti organizzativi imprevisti: sarà necessario predisporre alti spazi per il consumo del pasto da casa? o i bambini mangeranno tutti assieme nello stesso refettorio? dovrà essere prevista personale in aggiunta per la sorveglianza o no?  dovranno provvedere ad allestire frigoriferi? scaldavivande? …

Si tratta di una situazione complessa, che non tocca solo Torino, ma che coinvolge anche Genova, Milano e se ne discute persino a Bologna e Lucca.
Così succede che lo sciopero del panino, utilizzato dai genitori per anni come strumento di protesta, rischia di diventare la via di fuga da un servizio di refezione scolastica che ha creato molta disaffezione per un rapporto costo/qualità che non soddisfa più e che è vissuto, malvolentieri, come obbligo e non come servizio a richiesta.

Quali saranno i nuovi scenari del pasto a scuola che si andranno a definire? Il Ministero potrebbe fare ricorso, vincere e tornare alla mensa obbligatoria in ogni città con il monopolio del fornitore unico per anni, oppure saranno le famiglie a trovare più comoda la mensa e a ritornare al servizio di refezione scolastica, ma potrebbe anche configurarsi un altro scenario dove la convivenza di sistemi misti potrebbe aprire a nuovi fornitori che, fuori da scuola, proporranno i loro packet lunch ad hoc per gli studenti: da Mc Donald a Speedy Pizza, fino al bar di zona, tutti si potrebbero mettere in competizione per conquistarsi nuove fette di mercato.