In MENSA le arance devono essere BIOLOGICHE

arance_bioAbbiamo chiesto a Giovanni Dinelli, Professore ordinario, Dipartimento di Scienze Agrarie, Universita’ di Bologna, di spiegarci cos’è il famoso imazalil, il fungicida che troviamo spesso sulle arance offerte ai bambini nelle mense scolastiche italiane.
Il Professore Dinelli ci ha risposto con un documento molto chiaro che vi invitiamo a scaricare, a leggere e diffondere. Riportiamo solo la considerazione finale del documento che invita ad utilizzare solo agrumi biologici nelle mense scolastiche. Per capirne meglio le ragioni è opportuno leggere l’intero documento, ma già le considerazioni finali sono sufficienti per capire i rischi che corrono i nostri figli se sono esposti ad agrumi trattati con Imazalil e altri funghicidi spesso associati al trattamento delle arance (tiobendazolo e ortofenilfenolo).

il testo integrale: I VELENI NEGLI AGRUMI: QUALI RISCHI PER I CONSUMATORI?

Considerazioni generali
La legge italiana impone ai produttori, nel caso in cui le bucce degli agrumi siano state trattate con cere e/o con fungicidi/battericidi, di riportarlo in etichetta. Inoltre nel caso in cui i trattamenti siano stati effettuati con prodotti come imazalil, tiobendazolo e/o ortofenilfenolo, il cui uso non è ammesso come additivi alimentari, la legge impone ai produttori di riportare in etichetta che la buccia non è commestibile. Tuttavia la legge non impone né il tipo di dicitura, né impone un “font” prestabilito, al fine di assicurarsi che l’informazione sia letta e recepita dal consumatore. Questa mancanza legislativa causa due ordini di problemi. Il primo riguarda il fatto che spesso i produttori riportano diciture differenti: se ad esempio la dicitura “buccia non destinabile ad un uso alimentare” risulta chiara e comprensibile alla maggior parte della popolazione di consumatori, viceversa la comprensione della dicitura “buccia non edibile” dipende in larga misura dal livello culturale del consumatore. Il secondo problema è ancora più rilevante: dal momento che la legge non impone una “dimensione” prestabilita della frase di rischio, questa spesso viene intenzionalmente resa il meno visibile possibile all’interno della etichetta.

In altri termini un consumatore disattento o con un basso livello culturale potrebbe benissimo non essere correttamente informato del rischio e di conseguenza utilizzare anche le bucce per usi alimentari (ad esempio la scorza di limone per preparare dolci, le bucce di limone e arance per aromatizzare tisane o altre bevande calde come il the, etc). Ancora maggiore poi sarà il rischio se il prodotto tal quale dovesse finire tra le mani di bambini e/o adolescenti: un esempio potrebbe essere la frutta servita integra in una mensa scolastica o in una generica refezione. Anche se la buccia dell’agrume non viene ovviamente consumata, i bambini e/o gli adolescenti con la semplice manipolazione del frutto entrerebbero in contatto con principi attivi veramente dannosi per la loro salute. Senza poi dimenticare che spesso un bambino si porta le dita delle mani in bocca, o che inoltre anche solo per gioco può succedere che la buccia venga direttamente messa in bocca a diretto contatto con le mucose orali, o che ancora sempre per gioco i bambini si divertono a “spruzzarsi” in faccia o negli occhi la buccia degli agrumi (come ad esempio nel caso dei mandarini). Anche queste forme di contatto “non intenzionali” dovrebbero essere tenute in debito conto considerando i valori estremamente bassi di DGA dei tre pesticidi.

imazilil Infatti, avendo l’imazalil un valore di DGA pari a 0.05 mg/kg di peso corporeo/giorno, un adulto del peso di 70 kg non dovrebbe ingerire giornalmente una quantità di questo principio attivo superiore a 3.5 mg, mentre per un bambino di 20 Kg tale quantità non dovrebbe superare 1 mg. Similmente nel caso del tiobendazolo con una DGA pari a 0,1 mg/kg peso corporeo/giorno, le dosi di assunzioni da non superare giornalmente sono per un uomo di 70 kg e un bambino di 20 kg rispettivamente pari a 7 mg e 2 mg. Infine nel caso dell’ortofenilfenolo, con una DGA paria a 0.4 mg/kg peso corporeo/giorno, le dosi di assunzione da non superare giornalmente sono per un uomo di 70 kg e un bambino di 20 kg rispettivamente pari a 28 mg e 8 mg. Si tratta veramente di quantità estremamente basse: spesso leggendo valori scritti in milligrammi non ci rendiamo conto di quanto “minime” siano le quantità già in grado di arrecare danni alla salute nostra e dei nostri figli. Nella figura ,è possibile verificare come quando facciamo riferimento a 1 o 2 milligrammi di materia, ci riferiamo a quantità già difficilmente apprezzabili ad occhio nudo!!!

Tuttavia questi limiti non vengono rispettati: infatti, in accordo alla legislazione europea ed italiana, è sufficiente che il produttore dichiari in etichetta che la buccia non è edibile, e di fatto risulta ininfluente la concentrazione del pesticidi nella buccia dell’agrume.

Un ultimo aspetto poi non da trascurare è la potenziale traslocazione dei pesticidi/battericidi dalla buccia alla polpa dei frutti. Al proposito, non esistono studi in letteratura che escludano una simile eventualità.