Chi ha la mensa vuole il panino, chi ha il panino vorrebbe la mensa

Torino e ReggioA Torino i bambini con il pasto da casa hanno raggiunto il 12 % del totale degli studenti che fino allo scorso anno mangiavano in mensa, mentre a Reggio Calabria tutti gli alunni che frequentano il prolungato si portano ogni giorno il pasto fatto in casa, perché la mensa non è ancora un servizio attivo.
A Reggio Calabria le famiglie anelano alla mensa come un miraggio irraggiungibile, mentre al nord si consumano proteste contro la qualità o il costo insostenibile della refezione scolastica a suon di panini. Due realtà diametralmente opposte che sono il risultato di politiche amministrative distinte.
Nelle città settentrionali, ma anche al centro, la dialettica sulle mense si sposta nei Tribunali, con sempre più frequenti ricorsi al Tar: il prossimo Comune sarà probabilmente quello di Savona. Si contestano aumenti o si richiede la legittimazione de il pasto da casa da consumarsi nei refettori, che sembra diventata l’unica soluzione possibile di fronte ad un servizio che viene mal digerito come ‘obbligatorio’ e che spesso si dimostra inadeguato per la qualità e insostenibile per le tariffe.

Al sud, o meglio a Reggio Calabria, la mensa è ancora considerata una conquista sociale, quell’oggetto del desiderio che libera le famiglie dall’onere di preparare il pasto da portare a scuola, diverso per ogni famiglia, in base a cultura e ceto sociale. Panini o pasti che magari i bambini si scambiano per assaggiare il cibo più succulento del vicino di banco, il tutto con buona pace dell’ ASL locale o dei funzionari del Comune che invece al nord si preoccupano dei rischi da contaminazione dei cibi che possono avere ricadute sui bambini allergici.

Sensibilità e politiche diverse che trovano un punto di equilibrio là dove la mensa è buona, ad un costo accessibile, dove i genitori sono sereni sulla qualità delle materie prime e sul fatto che i bambini non escono affamati. Queste realtà ci sono in Italia, solo che non se ne parla perché non fanno ‘rumore’: niente scioperi del panino, ricorsi al Tar, proteste contro le Amministrazioni o i fornitori. Solo un servizio adeguato e affidabile voluto e gestito da un Comune che sa che dietro ad ogni bambino ci sono dei genitori e dei nonni che nell’insieme contano una buona percentuale di cittadini e quindi un ritorno in termini di consenso politico.

Così mentre Torino dichiara di perdere 3 milioni per colpa del ‘pasto da casa‘, Reggio Calabria annulla l’avvio della mensa prevista per il 16 gennaio a data da destinarsi. Speriamo che nei prossimi mesi la mensa di Reggio Calabria venga alla luce e trovi quell’equilibrio silenzioso di cui non si legge mai nelle cronache dei giornali.